REGGIO EMILIA CITTA’ PER LA PACE
COALIZIONE CIVICA DI REGGIO EMILIA RIUNISCE LE LISTE CIVICHE DI CENTRODESTRA
REGGIO EMILIA CITTA’ PER LA PACE
COALIZIONE CIVICA DI REGGIO EMILIA RIUNISCE LE LISTE CIVICHE DI CENTRODESTRA

Il periodo di “emergenza Covid” è stato spesso additato come la causa di problemi che, in
realtà, ha solamente reso visibili accentuandoli, mentre già si stavano delineando,
sottovalutati, nel tessuto sociale. Fra questi una realtà virtuale che sempre più sta
sostituendo la relazione fisica agevolata dalla carenza di spazi di aggregazione, confronto e
crescita dedicati a pre-adolescenti e adolescenti.
Il luogo dove i ragazzi passano più tempo è la scuola, ormai però sempre più centrata,
tranne qualche rara eccezione, sugli aspetti nozionistici, in una corsa al completamento di
programmi ogni volta ampliati dalle varie riforme e mai ripensati sulle esigenze di crescita
delle nuove generazioni aiutandole a divenire persone capaci di un ragionamento
autonomo e critico diventando cittadini responsabili.
Fuori da questo spazio le poche realtà che cercano di rispondere a questi bisogni, oltre
parrocchie e scout, sono le società sportive (che tuttavia spesso, dai 14 anni in su,
premono molto sull’aspetto agonistico, che non tutti i giovani reggono o accolgono) o
progetti studiati per rispondere a emergenze e disagi giovanili (abbandono scolastico,
quartieri disagiati, dipendenze…).
I giovani non sono una categoria omogenea ma una realtà estremamente
eterogenea della nostra società: futuri adulti in cerca della loro identità, manifestano
interessi, passioni, caratteristiche molto diverse fra loro. Non possiamo pensare che il
linguaggio sportivo vada bene per tutti, né concentrare le risorse disponibili solo nel
momento dell’evidenziarsi di problematiche, trascurando una decisa azione di prevenzione
e stimolo. Bisogna guardare gli adolescenti concentrandoci sulla loro diversità,
sulle loro potenzialità e risorse: un gruppo che ha tanto da dare e che più che
etichettato va ascoltato, poiché è il nostro futuro.
Urge creare in maniera diffusa spazi di aggregazione, dove promuovere attività
ludico-ricreative, aiutando i ragazzi a sviluppare le loro potenzialità, nonché momenti,
culturali, di dialogo e confronto su tematiche che li riguardano e su contesti sociali, per
coltivare interessi, senso di appartenenza e sviluppare il concetto di impegno. Quindi non
doposcuola ma spazi dove organizzare: lezioni di recupero, laboratori creativi, corsi di
vario tipo, iniziative culturali e momenti di incontro e confronto, promuovendo anche
attività di “educazione non formale” basate sulla partecipazione volontaria dei giovani,
finalizzata alla creazione di un senso civico di appartenenza e partecipazione sociale.
Luoghi dove i ragazzi possano trovare adulti di riferimento con le necessarie
competenze e la voglia di mettersi in gioco con loro. La conoscenza delle caratteristiche
di questa fascia d’età è infatti fondamentale. Forse ci si è molto concentrati sulla
formazione di chi opera con l’infanzia, sottovalutando quella di chi opera a contatto degli
adolescenti, quasi fossero ormai adulti senza necessità di una guida. Anche la formazione
dei docenti ne è un esempio: chi opera nell’infanzia o alle primarie deve avere qualifiche e
titoli specifici, mentre dalle secondarie è sufficiente una laurea con pochi esami abilitanti.
Lavorare con i ragazzi richiede una preparazione specifica e un periodo di tirocinio, sia che
si operi a livello professionale che volontario; non si può sorvolare su questo in quanto si
cura la crescita del nostro futuro. Inoltre, come in ogni attività di servizio, occorre una
predisposizione e un interesse personale. L’adolescenza è un’età complessa, turbolenta e
istintiva: un ragazzo ti mette in discussione e devi guadagnare il suo rispetto e la sua
fiducia, non è attratto da un “fai” ma da un “facciamo”. Dedicarsi ad un percorso di
crescita assieme ai giovani, sia per chi vi si dedica come volontariato che come
professione, richiede una passione personale e la voglia di “andare oltre”.
Certo, riguardo l’ambito lavorativo, è giusto che venga dato a chi lo svolge il giusto
riconoscimento e la giusta dignità. Se si richiedono specifiche competenze, bisogna
anche riconoscere il loro valore. Troppo spesso queste figure lavorano in contesti di
precarietà, su progetti o con contratti a scadenza rinnovati di volta in volta, con stipendi
bassi o che non riconoscono la parte di progettazione, spesso svolta oltre l’orario
lavorativo. L’educatore è una figura sempre più richiesta, spesso impiegata all’interno di
cooperative, il suo operato va tutelato e valorizzato.
Il Comune può aiutare in questo anche quando emana bandi per la gestione di servizi:
bandi giocati al ribasso e che non definiscano con chiarezza tutti gli aspetti operativi non
aiutano a tutelare chi lavora direttamente con il soggetto destinatario del servizio.
Personale che spesso lavora in condizioni inadeguate, demotivandosi e non lavorando più
al meglio.
L’Amministrazione Comunale dovrebbe non solo istituire spazi di aggregazione giovanile,
ma anche sostenere quelli esistenti o in fase di creazione, censendoli, verificandone i
risultati e il reale inserimento nel tessuto territoriale. Vanno promosse azioni che
favoriscano l’incontro delle diverse realtà locali che operano con i ragazzi
(parrocchie, scout, associazioni, cooperative…), premiando azioni di collaborazione fra loro
e col territorio, patrocinando la nascita di reti educative reali, non create
temporaneamente per ottenere finanziamenti senza un nuovo modo di pensare un
intreccio operativo territoriale.
Creando il Polo Giovanile “Insieme Si Può” ho cercato di dare vita a un centro di
aggregazione giovanile in rete con molteplici soggetti del territorio. Per fare questo ho
cercato risorse a livello regionale, di fondazioni e di privati. E’ certamente un’azione
complessa, dove gli ideali si impattano con difficoltà pratiche quotidiane, ma non è
impossibile. Lavorare in rete consente di intrecciare idee ma, soprattutto, competenze
progetti e risorse. Rende più facile diversificare i temi trattati, educare al volontariato e
all’impegno sociale, favorire un dialogo intergenerazionale. Da ogni collaborazione nascono
idee, progetti, spunti. Quella che, inizialmente, può sembrare una dispersione delle poche
risorse disponibili, diventa invece un’opportunità.
Ma se si chiede al territorio di fare rete, creando intrecci e connessioni, occorre
un’Amministrazione pubblica che per prima sia duttile, uscendo dalle logiche
burocratiche: troppo spesso l’ufficio di sinistra non sa cosa fa l’ufficio di destra. Gli
Assessorati alla partecipazione, all’educazione, all’ambiente, alla cultura e così via devono
essere interconnessi, intrecciando progetti.
Pensando alla formulazione di proposte di cittadinanza attiva per i giovani, allo stesso
tempo si toccano tematiche ambientali, culturali, educative … Con una visione articolata di
tutti i progetti attivati e sostenuti dai diversi assessorati si ha un quadro complessivo su cui
agire, notando possibili sinergie, evidenziando come con un unico finanziamento si possa
agire su più fronti e così via. Occorrerebbero specifiche figure dedicate a questo.
In conclusione: investire sui giovani è il vero progetto a lungo termine.

Sara De Rossi candidata consigliera comunale per Sinistra In Comune

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