SINISTRA IN COMUNE ACCANTO ALLA CGIL PREPARA UN’ASSEMBLEA PUBBLICA di Cosimo Pederzoli e Federica Zambelli
DA CITTA’ CON UN’UNIVERSITA’ A CITTA’ UNIVERSITARIA, cambiare paradigma. Martina Iori e Martina Pugliese
Comincio con un dato biografico perché, come diceva il movimento femminista negli anni 70, il personale è politico. Mio padre decise di salire dal profondo Cilento a Guastalla nel 1967 attirato dal mito dell’Emilia Rossa. La nostra famiglia trovò una comunità di compagni aperta, organizzata e solidale e una società per tanti aspetti all’avanguardia. Mia madre prima che io nascessi si occupava di cultura per il comune, contribuì all’organizzazione dei concerti degli Inti Illimani dalle nostre parti. Erano altri tempi, un altro mondo, pieno di speranza, probabilmente di utopia, alla luce di quanto è accaduto poi. I miei si sono separati in contemporanea al tramonto del socialismo nell’Europa dell’Est, e mio padre è andato via da Reggio nel 1990. La città almeno fino a dieci, quindici anni dopo era un bel posto dove stare: per le sue dimensioni una città molto vivace, con tanta musica, tante iniziative di cultura vera e non posticcia, ambienti dove si sperimentava, proposte coraggiose: sotto vari punti di vista credo di avere avuto la fortuna di poter vivere la coda di quel glorioso periodo in cui ebbero luogo manifestazioni di portata straordinaria come Musica/Realtà (dove accadeva che un compositore d’avanguardia come Luigi Nono spiegasse il proprio lavoro agli operai) oppure il convegno di letterature Ricerca/Re. Poi, per una lunga serie di motivi di varia natura, la città si è spenta in modo progressivo. Abbiamo la gigantesca arena RCF al Campovolo con un pugno di mega eventi all’anno e Fotografia Europea, dove pare che vengano dirottate tutte le risorse da investire nella cultura: poi nel resto dell’anno Reggio, lo sa perfettamente chi ci vive, pare avvolto in un sonno perenne. Vorrei una città capace di risvegliarsi e di sollecitare le intelligenze migliori locali e non, per ricominciare ad essere un laboratorio culturale di sperimentazione artistica, musicale, nella convinzione che dare spinta a questa dimensione sia un’azione politica importante, anzi fondamentale. Basterebbero poche risorse per tornare a organizzare cose interessanti e a 360° per la comunità, coinvolgendo musicisti, artisti e intellettuali italiani e non. Vorrei una città dove l’assessorato alla cultura rivesta un ruolo di primaria importanza nell’assetto amministrativo perché fare cultura è fare politica. Credo che, vista la mia esperienza come giornalista musicale, organizzatore di concerti e musicista, potrei dare un contributo fertile al risveglio della città. Basterebbe trovare interlocutori aperti e disposti a sperimentare, come era prassi da queste parti fino a un tempo non troppo lontano che purtroppo ad oggi pare lontano un secolo.